Il Maestro Sandro Provvisionato ci lascia un racconto perfetto del tragico rapimento che 50 anni fa sconvolse il Paese
Quando ci incontrammo per l’ultima volta, ero a un passo dal completare la bozza del mio libro sul caso Marta Russo. Avevo bisogno di un suo consiglio e di una pacca sulla spalla, e lui mi ascoltò con pazienza e con quel sorriso bonario seminascosto dalla barba che lasciava presagire sempre qualche rivelazione importante. Due colpi di penna, la sua, e tutto mi apparì più chiaro. Poi, nel momento di alzarsi dal tavolino del bar dietro piazza della Minerva, mi disse quasi sovrappensiero: «Ho iniziato un percorso narrativo per raccontare quei tanti, troppi misteri insoluti di questo Paese. E partirò dal caso Lavorini. Lo conosci?» «No Sandro. Non lo conosco.» «Allora perfetto, così la sorpresa sarà più grande.» Fu l’ultima volta che lo vidi. Ci avrebbe lasciato poche settimane dopo.
E ora che è uscito il suo libro postumo: Il caso Lavorini – Il tragico rapimento che sconvolse l’Italia (Chiarelettere) ho capito perché quello era per lui un caso da cui partire. Quel rapimento posticcio, violento e senza nessuna pietà, preparato da un gruppo di delinquenti con la passione per la politica reazionaria, era stato la scintilla di un’escalation di violenza che poi porterà ai grandi, tragici fatti di quell’anno e dei dieci successivi.
Ma soprattutto, ritengo che a un Maestro come Sandro Provvisionato non poteva non colpire l’uso strumentale e politico che di quella tragica morte fu operato da chi, a colpi di dileggio, rovinò per ragioni politiche tante figure che uscirono, senza colpa alcuna, ferite a morte nell’anima e anche nel corpo.
Perché il “caso Lavorini” aprì il sipario sulla storia più nera della nostra Repubblica. Confessioni false, infinite ritrattazioni, veri e propri linciaggi, una storia incredibile che ha infiammato l’opinione pubblica che, stordita da notizie che si rincorrevano senza senso, trasformava in poche ore persone rispettabili in mostri, con la complicità di inquirenti che, invece di cercare il male, ebbero un ruolo preciso nell’intorbidire la verità. Che pure era lì a portata di mano.
Come Provvisionato spiega nel libro, tracciando un quadro d’insieme che non fa sconti, tutto si trasformò in una caccia alle streghe, travolgendo le vite di tanti innocenti imputati per un presunto delitto sessuale, smentito dai fatti. Giudici e forze dell’ordine restarono per anni in balia di un manipolo di minorenni che impunemente cambiarono mille volte versione, facendo nomi e cognomi che non c’entravano nulla e che vennero tirati dentro un tritacarne giudiziario e mediatico senza precedenti. Un secondo caso Montesi, quasi una fotocopia, un “metodo” su come si possa cavalcare una tragedia per rovinare innocenti.
Solo dopo anni, la matrice politica del rapimento emerse: Il Fronte monarchico locale aveva arapito quel bambino per chiederne un riscatto, utile ad acquistare degli esplosivi che sarebbero poi serviti per compiere una serie di attentati. Era il 1969. Piazza Fontana era vicina, e con essa la fine dell’innocenza, se mai questa Repubblica sia stata mai innocente.
Un libro bellissimo, lucido e puntuale, scritto da una delle penne migliori del giornalismo italiano. Scritto da un Maestro. Scritto da Sandro.
«Nel lanciare le loro accuse, gli imputati del caso Lavorini sanno di far piacere all’opinione pubblica, sanno di obbedire a una necessità di odio dell’opinione pubblica.» Così scriveva a proposito di quel delirio di dichiarazioni Pier Paolo Pasolini. Un delirio che in questo libro appare chiaro e ancora attuale.
Sandro Provvisionato (1951-2017) è stato direttore di Radio Città Futura, capo dei servizi parlamentari e della redazione politica dell’Ansa, inviato speciale e vicecapo della redazione romana del settimanale «L’Europeo», capo della cronaca al Tg5. Per questa testata ha diretto anche la redazione inchieste, è stato conduttore del telegiornale della notte e inviato di guerra (in Kosovo, Libano, Iraq); dal 2000 al 2012, coautore e curatore del programma televisivo Terra!, di cui è stato anche conduttore. Ha fondato e diretto il sito misteriditalia.it, un archivio storico-giornalistico sulle vicende più oscure dell’Italia repubblicana. È autore di libri importanti sul caso Moro, la strategia della tensione, i tanti casi italiani irrisolti, tra i quali ricordiamo, con Chiarelettere: «Doveva morire» (2008), «Attentato al papa» (2011), scritti con il giudice Ferdinando Imposimato, e «Complici», con Stefania Limiti (2015). Questo libro è stato consegnato all’editore poco prima della sua morte, avvenuta alla fine di ottobre del 2017.
Mauro Valentini
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