Mauro Valentini

Scrittore & Giornalista

LO CHIAMAVANO TYSON

LO CHIAMAVANO TYSON

Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d’infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al Commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante e per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello. Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell’Eur. L’edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri. Ma ….

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Descrizione

La periferia romana, con i suoi tratti di povertà, precarietà, violenza e rabbia, è la protagonista indiscussa del romanzo.

Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d’infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al Commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante e per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello. Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell’Eur. L’edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri permettendo ai custodi di avvertire la Polizia. Ma la durezza di Tyson e l’avventatezza di Pennello, insieme a un crescendo di azioni grottesche e imprevedibili, scateneranno una serie di eventi sorprendenti che inchioderanno il lettore fino all’ultima pagina.

Scrive Mauro Valentini: «Tyson è un uomo come tanti che, superati i 50 anni, riceve dalla vita un’ultima occasione per trovare una dignità, un posto decoroso nella società che lo ha sempre rifiutato, relegandolo ai suoi margini. Questo romanzo dalle tinte così forti io l’ho dedicato a quelli come Tyson, gli sradicati, i gli esiliati dei quartieri ghetto della Capitale. Ci sono tanti Tyson nelle periferie di Roma e molti avrebbero potuto avere un destino migliore, ma non ce l’hanno fatta: sono stati travolti. Altri invece cercheranno forse ancora un’ultima volta di cambiare, anche a costo di usare la violenza. Insomma, proprio ad ogni costo».

 

Lo stile di Lo chiamavano Tyson, a tratti grottesco, violento e claustrofobico, richiama alcuni scrittori che hanno influito sulla formazione e sull’immaginario dell’Autore: Niccolò Ammaniti e Carlo Lucarelli, ma anche Roberto Saviano e Giancarlo De Cataldo. La musica, nel romanzo di Valentini, ha un ruolo centrale (soprattutto i “Jethro Tull”) sia nella costruzione dell’ambientazione sia nella descrizione delle relazioni tra Tyson e gli altri protagonisti.

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Informazioni aggiuntive

ISBN

886992937X

Pagine

240

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