“Errori , fortuna e depistaggi”
Su Rai due giovedì 19 ottobre è andato in onda il documentario: “Via Poma – Un mistero italiano” scritto con grande sapienza da Giacomo Galanti e Leonardo Meuti, che ne ha firmato anche la regia.
Un lavoro necessario per cercare di restituire ordine a una vicenda che si è persa in tutti questi anni dietro a rivoli suggestivi e senza senso, che hanno portato gli inquirenti colpevolmente ad indicare nel corso del tempo ben tre colpevoli tutti poi prosciolti in fase istruttoria o assolti con formula piena.
Quello che appare e che salta agli occhi nel lavoro di Galanti e Meuti, corroborato dalle analisi delle carte e delle dichiarazioni dei protagonisti, è la singolare narrazione, la distrazione e movimenti incomprensibili dei datori di lavoro di Simonetta.
Volponi non sa. Caracciolo non sa o non conosce, eppure lo vedono e lo chiamano in vari posti quel pomeriggio e l’altro socio di Volponi, Bizzocchi, è in Calabria e non si trova. E quando lo troveranno fornirà elementi che non appaiono concordanti con quelli del socio.
A rileggerli e riascoltarli nel documentario, a rileggere soprattutto le carte come hanno fatto per ultimi Igor Patruno e Raffaella Fanelli nei loro ultimi libri, proprio loro sembrano la chiave di tutto il mistero.
Non necessariamente coinvolti in prima persona, ma certamente è un fatto che il loro racconto è singolare e spiazzante.
Troppo singolare. Decisamente spiazzante.
Cosa ci fanno pensare questi loro comportamenti? Beh appare chiaro che è il lavoro di Simonetta a esser l’elemento centrale. Non tanto perché facesse un lavoro segreto o pericoloso di per sé, quanto per il fatto che chi ruotava attorno a quell’ufficio, a quelle società, conosceva e ancora cela elementi importanti, o li ha portati nella tomba. O ha avuto e ha ancora paura a rivelarli.
Ma non solo loro, perché tutti gli attori principali di questa macabra scena e messa in scena che è stato il delitto di Simonetta lo hanno fatto. Tutti quelli che sono attorno a quell’appartamento poi nei momenti successivi alla scoperta del corpo fanno cose strane. Tutti.
Il portiere Vanacore che subito chiamato dalla sorella di SImonetta non si trova. Sua moglie che addirittura tenta in maniera quasi comica di negare alla Polizia di aver le chiavi dell’ufficio dopo aver aperto la porta.
E poi… Chi come Volponi prima dice di non sapere dove si trova l’ufficio poi pare saperlo benissimo, chi sulla scena del crimine lascia impronte su elementi importanti per le indagini, chi scrive cose sulla scrivania…
La sensazione è che siano in molti a raccontare cose che non stanno in piedi. E a confondere chi ha indagato
che in quanto a confusione, dobbiamo dirlo, ne ha palesato di per sé senza aiuto e fin da subito.
Se non ci fosse stata la straordinaria forza e decisione della sorella Paola quella sera, che ha costretto quasi forzandoli coloro che dovevano per forza sapere dove fosse Simonetta credo che ora si starebbe parlando di una scomparsa, di una vicenda simile a quella di tante scomparse romane…
E anche l’ora della morte di Simonetta non è chiara. E tutti quelli sospettati o coinvolti, chissà come mai, si sono scapicollati a render gli alibi in funzione di quell’ora che è solo presunta da una telefonata mai verificata.
Come del resto un’altra cosa che appare molto probabile è che Pietrino Vanacore sapesse più di quel niente che diceva di sapere.
Ma anche questo, non lo sapremo mai.
Un caos voluto o fortunato?
Le tracce che ancora dopo 32 anni attendono un confronto con il DNA dei sospettati, le telefonate di molti mai chiarite. gli alibi. Elementi ci sarebbero…
Il paesino di Tarano. Il ruolo di Roland Voeller. Il pasticcio delle indagini su Valle. Gli alibi posticci di qualcuno che ruotava insistentemente attorno a quel pianerottolo. E poi il terrificante processo a Raniero.
Le tante, troppe reticenze e i silenzi.
E così… Chi ha ucciso Simonetta l’ha fatta franca.
E ha avuto fortuna… Tanta fortuna. Ma fu solo fortuna?
Errori investigativi ce ne sono stati? Tantissimi. Inutile elencarli. lo ha fatto benissimo chi ha scritto il docu-film e i miei amici e colleghi Fanelli e Patruno nei loro libri.
Forse il delitto perfetto non esiste.
Ma questo ci si avvicina molto.
Nessun colpevole.
Povera Simonetta.
Mauro Valentini
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