Mauro Valentini

Scrittore & Giornalista

La svolta nel delitto di Arce e quel libro di Pino Nazio…

La svolta nel delitto di Arce e quel libro di Pino Nazio…

«Non conta chi ha sferrato il colpo decisivo, mia figlia è rimasta lì a terra 4-5 ore. poteva essere salvata e si scelse invece di lasciarla morire . Come per Stefano Cucchi…

si è cercato di nascondere la verità perché altri in caserma hanno sentito quello che accadeva, ma qui l’Arma si è riscattata con le nuove indagini e la determinazione di arrivare in fondo. Io e Serena ci attendiamo ora un segnale di giustizia: che queste persone vengano arrestate come altri innocenti prima di loro e passino il processo in carcere».

Guglielmo Mollicone stavolta vede la fine del tunnel. Al collega Fulvio Fiano de “Il Corriere della Sera” del 19 febbraio, ha raccontato tutta la sua rabbia ma anche e soprattutto la sua speranza. Speranza che si apra finalmente uno squarcio di verità sulla sorte della figlia Serena, morta a Arce il primo di giugno del 2001 in circostanze che ormai sono chiare, almeno secondo i RIS che hanno consegnato una relazione alla Procura di Cassino che sembra già una sentenza.

161543478-38063202-6ed7-4862-8c98-c17fa4eb870a La svolta nel delitto di Arce e quel libro di Pino Nazio…

Serena Molicone

Per quello che trapela da quella relazione infatti, appare chiaro che Serena è stata colpita a morte nella caserma dei Carabinieri di Arce. E tutto lascia presupporre che per il comandante della Stazione di allora Franco Mottola e per la sua famiglia inizierà un periodo difficile. Molto difficile.

Le tante tracce esaminate per giorni con microscopi di ultima generazione, le comparazioni scientifiche per rintracciare una «coerenza dei materiali» (così è detto nella relazione) rendono infatti un quadro schiacciante che porta dritti a una soluzione che è quella paventata e urlata per diciotto anni da Guglielmo: Serena per lui è morta in caserma, anzi, nella casa del comandante della Stazione e poi è stata portata legata e chiusa in una busta di plastica al bosco di Fonte Cupa (oggi Fonte Serena).

Chi si è occupato del caso Mollicone e ne ha scritto anche un libro è il giornalista della Rai Pino Nazio, che oggi sul suoi profilo Facebook ha voluto riportare alcuni passi del libro: Il mistero del bosco. L’incredibile storia del delitto di Arce (Sovera edizioni 2013).

Passi che in effetti chiarivano fin da subito alcuni passaggi investigativi che soltanto ora riportano i RIS.

Era tutto così chiaro eppure…

14285458_10210233450982978_266960916_o-300x200 La svolta nel delitto di Arce e quel libro di Pino Nazio…

Pino Nazio

Scrive Nazio: “Finalmente siamo vicini a un nuovo processo per la morte di Serena Mollicone. Alla verità no, quella è stata urlata da anni dal papà Guglielmo e l’ho descritta nel mio libro del 2013. Mi sono andato a rileggere alcuni passaggi del libro e c’è dentro tutto quello che si sta verificando in questi giorni….”

Ed ecco alcuni passaggi fondamentali del suo libro:

[…]
Quando la parte più lunga della notte era già trascorsa, Guglielmo rientrò a casa in preda allo sconforto e trovò una strana sorpresa: ad aspettarlo davanti casa non c’era la figlia, come durante

quelle interminabili ore aveva pregato che avvenisse, ma il maresciallo Mottola.

Frastornato dall’insolita apparizione, non trovò irrealistica la richiesta dell’uomo di entrare in casa e perquisire la stanza di Serena, alla ricerca di elementi utili.

Tutte le denunce di scomparsa non vengono approfondite dalle forze dell’ordine nelle prime ore; la stragrande maggioranza dei casi si risolvono nell’arco delle ventiquattro ore.

[…]

Il maresciallo Franco Mottola si dimostrò inspiegabilmente esagerato e noncurante delle regole, c’erano tante stranezze nel suo comportamento, ma cosa non era sembrato strano a Guglielmo in quella notte?
[…]

Il maresciallo Franco Mottola condusse l’interrogatorio, incurante del dolore dell’uomo e delle due nottate in bianco, appena trascorse.

Le domande erano sempre le stesse, ripetitive, ossessive, a cui Guglielmo rispondeva sempre nello stesso modo. A nulla valevano le suppliche di farlo tornare a casa, perché da un momento all’altro sarebbe rientrata Consuelo e non avrebbe trovato nessuno.

Solo alle quattro del mattino si riaprì il portone della caserma e Guglielmo poté tornare a casa.

Appena tornato a casa, Guglielmo andò ad aprire un cassetto, già aperto ore prima da Mario, senza che quest’ultimo vi avesse trovato nulla di interessante, fece una incredibile scoperta: qualcuno aveva messo lì dentro il telefono della ragazza.

Era tardi, il giorno dopo lo aspettava la durissima giornata dei funerali, lasciò sul tavolo il cellulare che aveva trovato e crollò sul letto quasi svenuto.

[…]
Le tracce di Serena si erano perse alle 9.35 di fronte alla fermata della corriera di Isola Liri, un successivo avvistamento la vole
va in compagnia di alcuni ragazzi al bar della Valle intorno alle 10. Era stata la dipendente del bar, Simonetta, a ricordare che Serena era scesa da una Lancia Y, lo stesso modello di automobile che aveva Marco Mottola, figlio del comandante della stazione dei carabinieri di Arce. Simonetta ricordava di averla vista entrare nel bar con il ragazzo per comprare delle Marlboro light, le stesse si
garette che fumava Serena.
[…]

Lungo la strada Serena avrà avuto un battibecco con Marco, il figlio del comandante della stazione o con qualcun altro, io non posso sapere chi c’era in quella macchina. Lei era indignata dal fatto che in paese girassero sostanze mortali, forse aveva paura che volessero darle anche al fidanzato, fare di lui un tossico”.

“Ti risulta che avvenissero cose simili?”, domanda Lucrezia. “In quel giro c’erano state altre volte delle liti, perché qualche spacciatore voleva avviare all’uso di droghe pesanti qualche ragazzo i cui parenti e amici si erano opposti, se ne è parlato anche al processo”.

“Quindi una discussione nata in macchina, una lite pesante,” cerca di riassumere Jacopo attento a non perdere il filo del discorso, “con Serena che minacciava di andare a dire tutto ai carabinieri?”.

“Sì. E l’altro, forte di qualche protezione altolocata, potrebbe averla sfidata, arrivando a proporle di portarcela lui stesso alla caserma dei carabinieri”.

“Proprio come aveva detto Santino Tuzzi, che quella mattina la aveva vista arrivare in caserma, dalla quale però non la vide più uscire ‘aggiunge Lucrezia’.

Mia figlia è stata inghiottita da quelle mura dove era andata per chiedere protezione, cercava giustizia, ha trovato una banda di assassini”.
[…]

Io credo di capire cosa sostenga Guglielmo, il papà di Serena, la molla che lo spinge ad andare avanti è la ricerca degli assassini, guardarli in faccia, vederli condannati. Quella è diventata la sua ragione di vita”.

Mauro Valentini

52392546_10218138919174742_7391909286470746112_n-188x300 La svolta nel delitto di Arce e quel libro di Pino Nazio…

Edizioni Sovera

(brani tratti da: Il mistero del bosco. L’incredibile storia del delitto di Arce (Sovera edizioni 2013)

Fonte: Corriere della Sera ( https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_febbraio_20/serena-mollicone-l-ultima-perizia-incastra-famiglia-comandante-delitto-arce-88611766-3488-11e9-a0cc-9d1fdf09d884.shtml )

(Letto 275 volte, 1 visite oggi)