36 anni di attese, indagini mai iniziate e truffatori della peggior specie
«Vorrei tanto sapere cosa le è successo. Dio mio non sai quanto! Perché chi sa non parla adesso? Perché non si libera la coscienza?»
Quando ho iniziato il percorso del ricordo insieme ad Antonietta, la sorella di Mirella, quasi un anno fa, questa è stata la frase che mi ha colpito di più, la prima di un diluvio di ricordi e di notizie, di atti d’indagine (pochi) e di mancanze investigative (troppe).
Tutto quello che ci siamo detti e tutto quello che abbiamo scoperto lo abbiamo trasformato in un libro, in una cronaca piena di dolore, è vero, ma anche di tanto amore per Mirella, per Paolo e per Vittoria, per quella famiglia che era e che da quel 7 maggio non è più stata.
Perché non si è cercata subito Mirella? Perché si è creduto in maniera cieca e colpevole a una scomparsa volontaria? Perché non si è provveduto immediatamente ad attivare tutte le energie investigative, ascoltando il grido di allarme di mamma Vittoria, che dopo due ore aveva già chiaro i contorni del dramma?
Perché, prima che tutto deviasse verso l’intrigo internazionale e tutto diventasse l’Affaire Orlandi non si è torchiato e analizzato minuto per minuto gli alibi e le dichiarazioni dei pochi amici che Mirella aveva, dei pochissimi che potevano permettersi di chiamarla sotto casa e farla scendere? Di quella manciata di nomi che enunciati al citofono potevano indurla a cadere nella trappola?
Dopo 36 anni siamo ancora qui a cercarla, Antonietta non lascerà mai nulla di intentato nel percorso che porterà alla verità. Ed io con lei. Vogliamo la verità. Chi ha commesso questo orrore deve sapere che prima o poi arriveremo da lui. E che un atto di coscienza, un atto di clemenza verso chi ha amato Mirella, seppur tardivo, sarebbe doveroso. Ora!
Questo libro, questo articolo è dedicato ad Antonietta, perché è lei che con orgoglio ha portato e porta ancora addosso lo sguardo di Mirella, una ragazza come tante, con mille sogni interrotti un pomeriggio di maggio del 1983 per mano di chi ha commesso non un reato ma un sacrilegio. Che non può rimanere impunito.
Cara Mirella, questa è una promessa: Antonietta e con lei noi di Penelope, non ci fermeremo mai.
Come scrive nella postfazione del libro il nostro Presidente Antonio Maria La Scala:
«Questi fascicoli vanno riaperti, e vanno riaperti i sarcofaghi prima che sia troppo tardi. Perché non si possono lasciare nell’oblio migliaia di famiglie. Chi dimentica cancella, e noi non dimentichiamo!»
Mauro Valentini – Per Maria Antonietta Gregori
Per approfondire il libro: Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa (Sovera)
Lascia un commento