Il fenomeno che scatena il web. E una riflessione perfetta della scrittrice Simona Baldelli
Ne abbiamo lette di tutti i colori, abbiamo rimbalzato meme spiritose e riflessioni al vetriolo su questi comportamenti di massa.
Io sono rimasto abbagliato da questa analisi di Simona Baldelli* che pubblico con il suo consenso e che secondo me spiega perfettamente cosa sta accadendo e purtroppo è accaduto.
(*Simona Baldelli è una scrittrice e una drammaturga di Pesaro. Ha pubblicato tra gli altri: “Evelina e le fate” (Giunti) e “Vicolo dell’immaginario” (Sellerio) – Prossima uscita a fine novembre sempre per Sellerio: “Fiaba di Natale”
Se fossi il responsabile della comunicazione di una nota rete di supermercati, assai popolare, come i suoi prezzi, e dovessi farmi venire in mente una campagna pubblicitaria a costo zero, o quasi (perché se investissi tanti soldi in pubblicità non mi potrei più permettere i prezzi popolari dei miei prodotti), dovrei trovare il modo di fare le nozze coi fichi secchi, come si dice dalle mie parti.
Poniamo quindi che l’azienda metta sul mercato, per esempio, delle scarpe da ginnastica di qualità medio bassa, ma con un prezzo appetibile, soprattutto per la clientela di riferimento e, come ogni articolo ben pubblicizzato sui suoi volantini, e per di più con i colori del logo (che fanno simpatia fra i clienti fidelizzati), vendessero bene.
Quelle scarpe, così come altri articoli di quell’azienda, andrebbero esaurite in pochi giorni.
Il responsabile della comunicazione potrebbe, allora, suggerire ai negozi della catena:
“Ehi, li avete un po’ di amici disposti a farsi fotografare in fila all’ingresso e poi davanti allo scaffale di quelle scarpe?”
“Vanno bene anche i parenti?”
“Certo”.
“Posso dirlo anche a zia Adelina? Sai, ha otto figli…”
“Ottimo”.
Poniamo, a questo punto, che il responsabile della comunicazione si faccia mandare quelle foto, e intenda pubblicarle sui social della catena di supermercati.
“Sai che novità” obietterebbe l’amministratore delegato. “Sui nostri profili non facciamo altro che mettere foto dei nostri articoli e della clientela… e dovrei pagarti (quei due spicci che ti do) per questa bella pensata?”
“Aspetta e lasciami fare” risponderebbe il responsabile della comunicazione. “Piuttosto dite ai direttori delle filiali di togliere dagli scaffali le scarpe che rimangono”.
“Ma perché? Il nostro scopo è vendere. Sta’ a vedere che ti riduco lo stipendio e di quei pochi spicci che ora prendi, te ne do la metà” insisterebbe l’amministratore delegato.
“Aspetta, ti dico”.
A quel punto, se fossi il responsabile della comunicazione, attraverso account farlocchi (chi non li ha?) comincerei a pubblicare offerte delle suddette scarpe sulle varie piattaforme di commercio online. E a prezzi altissimi. Le trasformerei in un oggetto di culto, quasi irraggiungibile.
Che rischio correrei? Nessuno, tutt’al più non le vendo ma, confidando nella religiosa meticolosità con cui tutti condividono qualsiasi cosa purché un po’ bizzarra, e nella tendenza dell’utente medio di comportarsi da gaggiotto (i gaggiotti, sempre dalle mie parti, sono gli uccellini ancora implumi che aspettano a becco aperto il cibo premasticato dai genitori) come minimo otterrei che i colori e il logo dell’azienda venissero spammati urbi et orbi. Pure se, chi condivide, ci ride su (nel bene o nel male, purché se ne parli, diceva il buon Oscar).
“Ma tu guarda la gente come abbocca!” direbbero, infatti, gli spammatori.
In ogni caso, se fossi il responsabile della comunicazione di quella catena, avrei portato a casa un bel po’ di pubblicità, (visibilità, se preferiamo) e a costo zero. E quei due spicci, me li sarei più che guadagnati.
Se fossi il responsabile della comunicazione di una catena di supermercati, appunto.
Ma non lo sono, io mi limito a inventare storie.
A proposito, il logo di quella catena, anche oggi è “trend topic”?
Scritto di Simona Baldelli pubblicato su Facebook
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