Mauro Valentini

Scrittore & Giornalista

30 anni fa la strage alla scuola Salvemini di Casalecchio

30 anni fa la strage alla scuola Salvemini di Casalecchio

dodici morti e nessun colpevole. Per la Giustizia solo una fatalità

Un Aermacchi MB 326 pesa 3760 chilogrammi quando ha il serbatoio pieno.

Quella mattina del 6 dicembre del 1990 il sottotenente Bruno Viviani, di soli 24 anni e già 750 ore di esperienza sta volando con uno di questi gioielli della nostra aviazione, per una missione in solitaria che avrebbe dovuto esser utile alla calibrazione di non meglio precisati sistemi di difesa. Solo che quella mattina, l’aereo ha qualche problema. Decollato da Villafranca da una mezzoretta, mentre sorvola Rovigo si pianta con il motore. Il pilota decide di virare verso Bologna dove c’è un aeroporto che potrebbe farlo atterrare in sicurezza. Ma l’aereo non è più in grado di colmare quei pochi chilometri che lo separano dalla pista. E allora, Viviani si eietta con il suo seggiolino fuori da quel missile ormai in fiamme e con il paracadute riesce a salvarsi.

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Solo che quell’aereo abbandonato a se stesso punta verso il basso, verso Casalecchio  sul Reno, verso l’Istituto Tecnico Salvemini. Verso la classe 2° A che in quel momento, sono le 10:33, è immersa in una lezione di Tedesco con la professoressa Germani.
Il muso dell’aereo senza controllo sfonda la parete della classe e uccide dodici alunni, e ferirà in modo permanente più di settanta persone tra alunni e corpo docente, dato che l’impatto e l’invendio generato dal cherosene esploso con esso, genera danni non solo in quella classe.

E poi, come in tante, troppe tragedie italiane, inizia il balletto delle responsabilità.
A raccontare il calvario delle famiglie, il solito calvario delle associazioni vittime di queste tragedie, dopo trent’anni, al quotidiano La Repubblica è Roberto Alutto, che a causa di quel volo impazzito ha perso sua figlia Debora: “Uno Stato che per noi non c’è stato”. E l’accusa ha un suo drammatico riscontro nel balletto processuale dove due Ministeri si trovano uno contro l’altro: Quello della Difesa contro quello della Pubblica Istruzione a cui sarà impedito di presentarsi parte civile.

E in quel processo la Giustizia divenne un orpello, un “di più” da sacrificare in nome delle ragioni dello Stato. In primo grado furono condannati per disastro colposo sia il pilota che il suo comandante e il controllore della Torre di Bologna. Ma poi, in appello, il colpo di spugna. “Il fatto non costiuisce reato” è stata una fatalità, nessuno ne ha colpa… E chiusa la vicenda.

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La classe colpita

Eppure, il PM prima e il PG poi in appello avevano sostenuto che Viviani operò “con la massima negligenza ed imprudenza”. Parole dure che descrivono come il suo primo obiettivo era stato quello di salvare l’ aereo, non di risparmiare vite umane. Perché se avesse pensato a loro, al rischio di colpire quella scuola o un centro abitato, si sarebbe diretto verso il mare, non sull’Aeroporto. 

E poi le solite, drammatiche e sanguinanti dichiarazioni di tutti i familiari colpiti da queste ingiuste sentenze: “E’ uno schifo, hanno ammazzato i nostri figli per la seconda volta”. E lo Stato maggiore dell’Aeronautica militare che al contrario dichiara appena chiuso l’iter giudiziario: “Non proviamo nè esultanza, nè gioia. Questa assoluzione ci fa piacere solo perché una conferma della sentenza di primo grado avrebbe comportato la progressiva paralisi dell’attività dei nostri piloti”.
Il volo quindi è salvo. Però quei ragazzi non avranno il ricnoscimento della Giustizia. Neanche formale. Fatalità. Ragazzi, è stata solo una fatalità. Fatevene una ragione.
I loro nomi sono scolpiti in una stele che li ricorda, davanti a dove, quella mattina di trenta anni fa, un aereo senza pilota e senza controllo portò via i loro quindci anni.

  • Deborah Alutto di Bologna
  • Laura Armaroli di Sasso Marconi
  • Sara Baroncini di Casalecchio di Reno
  • Laura Corazza di Sasso Marconi
  • Tiziana de Leo di Casalecchio di Reno
  • Antonella Ferrari di Zola Predosa
  • Alessandra Gennari di Zola Predosa
  • Dario Lucchini di Bologna
  • Elisabetta Patrizi di Casalecchio di Reno
  • Elena Righetti di Sasso Marconi
  • Carmen Schirinzi di Sasso Marconi
  • Alessandra Venturi di Monteveglio

Mauro Valentini

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